Fallimento o grande successo
Di fronte ai critici della Globalizzazione così come si è venuta configurando, di fronte alle politiche deregolamentatrici dei mercati dei beni (cosa in sé positiva) e dei capitali (cosa in sé estremamente negativa per le modalità selvagge con cui è stata attuata), gli aedi del pensiero unico neo-liberista che ha spazzato via tutti gli altri pensieri ad esso contrastanti continuano a sostenere che cio’ che è accaduto negli ultimi 30 anni non è stato un fallimento bensì un grande successo che ha portato ad un miglioramento delle condizioni di vita delle persone in tutto il mondo, miglioramento che dovrebbe essere il fine ultimo di ogni economia.
Thik thank conservatori, giornali e media in tutto il mondo, eserciti di comunicatori delle grandi corporations hanno in questi anni costruito frame che ci hanno fatto credere che questa menzogna fosse una verità inappellabile.
Il merito del brano di Luciano Gallino (tratto dal suo libro “Con i soldi degli altri. Il capitalismo per procura contro l’economia”) che pubblico tra virgolette ed in corsivo è quello di smantellare questi frame, di dimostrare cifre alla mano che non ci sono state né ci saranno magnifiche sorti e progressive.
PRIMO ARGOMENTO
Alla tesi dei fallimenti della economia mondo rispetto al miglioramento delle condizioni di vita delle singole persone i seguaci del pensiero unico neo-liberista rispondono innanzitutto che, “pur tra ripetute crisi globali e locali, il PIL, il reddito reale procapite, la speranza di vita media, il livello di istruzione, i tassi di occupazione, sono aumentati nello stesso periodo in almeno 150 Stati su 200”.
Tralasciamo il fatto che si parli di medie che, come dice Gallino, “mascherano le inconciliabili distanze tra gli opposti della scala cui si richiama la media.”
Tralasciamo il fatto che questa risposta del liberismo “occulta le sofferenze, le ingiustizie, l’impotenza economica e politica, la totale privazione di libertà reale che ricadono sulle masse di popolazioni che occupano la parte bassa della scala, formando in totale piu’ di due terzi sia della popolazione mondiale sia di quella dei singoli paesi.”
Tralasciamo infine il fatto che “il benessere che in effetti è stato raggiunto di recente da una quota importante di popolazione mondiale non puo’ legittimamente andare a comporre nessuna sorta di medietà con la quota ben maggiore di coloro la cui vita, per dirla con Hobbes, rimane misera, brutale e breve, una vita peggiore, per molti, di quella della generazione precedente”.
Tralasciamo tutto questo perché quello che conta, come ci dice Gallino, sono le nuove stime diffuse nel 2007 dalla Banca Mondiale (non propriamente un nido di comunisti) delle dimensioni della povertà assoluta.
Il risultato statistico di questa rilevazione, fatta adottando la nuova misura di 1,25 dollari al giorno e valore in Ppa al 2005, è drammatico: i poveri da 1,25 dollari al giorno appaiono aumentati di 425 milioni passando da meno di 1 miliardo a 1,4 miliardi.
SECONDO ARGOMENTO
Altro argomento usato contro l’idea che l’economia mondiale stia registrando cospicui fallimenti è quello che si riassume nella battuta “se l’acqua sale di livello tutte le barche salgono con essa” (una variante della teoria dello sgocciolamento che afferma che se la ricchezza cresce per i ricchi una parte di essa sgocciola sulle classi meno agiate).
Ma le evidenze dimostrano che molte variabili stanno peggiorando e non migliorando.
L’aumento del numero dei poveri di 425 milioni di individui attestato dalla Banca Mondiale è una di queste evidenze. Ma “aumenta anche il tasso di disuguaglianza sia tra gli Stati sia entro gli Stati, aumenta il numero degli affamati,. I lavoratori poveri, aumentano in tutti i paesi avanzati le persone che pur essendo stabilmente occupate percepiscono salari pari al 50% o meno del salario medio per un lavoro a tempo pieno. La quota delle persone che vivono in slums nelle metropoli dell’America Latina, dell’Asia dell’Africa era del 1-2% dei rispettivi abitanti negli anni 70mentre negli anni 2000 ha superato il 20%.
TERZO ARGOMENTO
In fine, c’è un ultimo argomento usato dal pensiero dominante teso a smantellare la tesi dei fallimenti della economia neo-liberista degli ultimi 30 anni e questo argomento sostiene che “ al di là dei metodi statistici per misurare il PIL mondiale ed i PIL nazionali, un altro presupposto su cui si fonda l’affermazione che i successi dell’economia liberista dell’ultimo trentennio superino di molto i suoi fallimenti è che, quale che sia il metodo utilizzato, il PIL del mondo sia comunque positivo.”
Luciano Gallino contesta anche questo argomento sostenendo a sua volta la tesi che “se il calcolo del PIL considerasse diversi addendi che il calcolo corrente del PIL ignora il risultato sarebbe molto diverso.
Tra gli addendo che una concezione sostanziale dell’economia dovrebbe ritenere figurano il consumo delle risorse non rinnovabili, a partire dalla distruzione delle foreste primarie per trarne legname per l’industria, pascoli per i bovini e campi di mais per la produzione di idrocarburanti; il livello raggiunto dell’inquinamento dei mari e dell’atmosfera, evidente nei milioni di chilometri quadrati del Pacifico ricoperti di plastica e nei fumi inquinanti che dalla Cina arrivano in California, i danni meno visibili ma non per questo meno gravi ai sistemi che sostengono l avita.
Ove tali elementi fossero inclusi nel conto, sembra lecito asserire che l’incremento del PIL mondiale potrebbe essere in realtà, da decenni, pari a zero se non fosse negativo. O, in altre parole, che il sistema economico da cui viene prodotto stia compromettendo le stesse basi della sussistenza dell’uomo.”
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