“Basta con le polemiche pretestuose. Abbiamo diffuso l’allerta meteo dodici ore prima delle precipitazioni. Chiedete a Regione e comuni cosa hanno fatto”.
Come la maggior parte di voi certamente si aspettava dopo il ciclone è arrivato il tempo delle polemiche. Il capo della Protezione Civile Grabrielli respinge qualsiasi accusa da parte della Regione e dei comuni colpiti: “Basta con le polemiche pretestuose. Abbiamo diffuso l’allerta meteo dodici ore prima delle precipitazioni… le previsioni sono importanti, ma se non c’è pianificazione, tutto è inutile” ha aggiunto riferendosi a tutte quelle Regioni che non hanno ancora elaborato e messo in atto una pianificazioni degli interventi, tra cui appunto la Sardegna. Effettivamente ci domandiamo cosa si può fare in dodici ore oltre che scappar ia dalle strade e rifugiarsi in posti sicuri… tipo gli ipermercati o le sedi comunali che in genere sono risparmiate dai fenomeni metereologici al contrario delle case comuni e dei negozi.
Personalmente mi domando a cosa servono e o cosa fanno i 12 Reggimenti dell’Arma del Genio dell’Esercito Italiano, di cui uno con sede proprio in Sardegna, a Macomer (Brigata Meccanizzata”Sassari”) ma non è questo il fulcro del ragionamento. “La legge 225/1992 prevede che le competenze della Protezione Civile si articolino in maniera complessa: non solo nella semplice gestione del dopo emergenza, ma in una serie integrata di attività che coprono tutte le fasi del prima e del dopo, secondo i quattro versanti della Previsione-Prevenzione-Soccorso-Ripristino. Gli studi, le ricerche, la formazione rivolta agli addetti del sistema ( professionisti e volontari ), l’attività di informazione rivolta alla popolazione, la pianificazione della risposta all’emergenza e le attività esercitative costituiscono parte significativa del lavoro della Protezione Civile”.
E qui sta il nocciolo del problema: la gestione del dopo che equivale alle dichiarazione dello stato di calamità e quindi allo stanziamento immediato di fondi… non credo di dover aggiungere altro se non che gli stati di emergenza mettono subito in moto due meccanismi: denaro liquido, come l’emergenza immigrati ( Regione Campania 40 euro al giorno per i pasti a persona: fonte Striscia La Notizia del 20 novembre 2013, 10 pasti = 400 euro, per un mese 12.000 euro ). Denaro tramite SMS: quanto si prendono i gestori? Dove finiscono i soldi? Come per il terremoto in Emilia-Romagna, sembra, in un fondo prestiti delle banche??
Tornando alla Sardegna le risorse attualmente disponibili sono 75 milioni più altri 150 dell’Anas per la ricostruzione di strade e ponti… ma allora dove vanno a finire i 43,88 MILIARDI di tasse ambientali ( le cosiddette imposte “ecologiche” sull’ energia, sui trasporti e sulle attività inquinanti ) riscossi ogni anno dallo Stato e dagli Enti Locali visto che solo 448 milioni ( l’1% su dati 2011 ) è destinato alla protezione dell’ambiente? La stessa fine degli incassi derivanti dalle multe e che dovrebbero essere usati per il mantenimento e la sicurezza stradale?
Ecco, questo andrebbe chiesto al Governo al di là delle dichiarazioni pro o contro un ministro, alle tessere bianche di un partito e via dicendo. La spesa dello STATO è del tutto fuori controllo e di solo rigore non si muore… si sopravvive e anche bene.
LE IMPOSTE AMBIENTALI – Queste le imposte che paghiamo e che teoricamente dovrebbero contribuire alla tutela territoriale:
Le imposte sull’energia:
Sovrimposta di confine sul GPL
Sovrimposta di confine sugli oli minerali
Imposta sugli oli minerali e derivati
Imposta sui gas incondensabili
Imposta sull’energia elettrica
Imposta sul gas metano
Imposta consumi di carbone
Le imposte sui trasporti
Pubblico registro automobilistico (PRA)
Imposta sulle assicurazioni Rc auto
Tasse automobilistiche a carico delle imprese
Tasse automobilistiche a carico delle famiglie
Le imposte sulle attività inquinanti
Tributo speciale discarica
Tassa sulle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di zolfo
Tributo provinciale per la tutela ambientale
Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili.
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Tutte le zone a rischio idrogeologico sono già note da tempo, è inutile che gli enti locali facciano finta di essere colti di sorpresa e andrebbero anche inquisite quelle amministrazioni che hanno consentito interventi che hanno portato a rischio il territorio.
È ormai abitudine inveterata giocare a scaricabarile appoggiandosi a sistemi burocratici creati ad arte per salvare le terga dei responsabili.
Le opere vengono eseguite per compiacere interssi privati senza considerare o trascurando colpevolmente l’impatto ambientale, è ora che i colpevoli subiscano le conseguenze delle loro azioni.
Grazie del commento innanzi tutto. Ho avuto occasione di dire che i cittadini non sono al servizio delllo stato, ma il contrario, quindi il governo ci deve dire dove sono finiti i 43,88 miliardi annui sottrattici con le tasse e che avrebbero dovuto mettere in sicurezza quel 7-8 % del territorio nazionale ad alto rischio idrogeologico: non solo smotttamenti in zone dove non si doveva costruire, ma intervenire su fiumi e torrenti per impedirne lo straripamento, cosa urgentissima prima che altre esondazioni causino nuove innocenti vittime ( a Roma fu il deputato Garibaldi, alla fine dell’800, che mise in sicurezza gli argini del Tevere che regolarmente straripava e allagava la città ). Fatto ciò o in contemporanea, affidare alla magistratura la ricerca dei colpevoli.CHIUNQUE ESSI SIANO.