Di seguito le concise parole di un immigrato.
Per emigrare ci vuole coraggio e ci vogliono soldi. Non è vero che sono i più disperati a partire. I più disperati rimangono dove sono.
Parti perché sai che ti meriti di più e perché sai che da un’altra parte puoi farcela. In quei paesi dove non solo c’è più ricchezza, ma anche più possibilità per tutti, puoi farcela a raggiungere quello che ti spetta, quello di cui ormai non puoi più fare a meno.
Così un giorno vendi quello che puoi vendere, regali quello che non puoi vendere, ficchi quello che ti puoi portare appresso in un borsone beige e parti.
Hai paura, ma parti.
Soffri come un cane, ma parti.
Se hai fortuna arrivi e scopri che ti aspettano anni di cessi da pulire–fino a farti una cultura su come l’odore della merda cambia a seconda della nazionalità e quindi del cibo che mangiano i tuoi utenti–e di ingiustizie da subire, perché non hai gli stessi diritti degli altri e tu devi schiattare, crepare, pulire cessi per poter avere quello che gli altri hanno in regalo.
Se non scoppi prima–e io sono scoppiato–raggiungi il tuo obiettivo. Io ho avuto sfortuna e fortuna in misure uguali, ma soprattutto la grandissima fortuna di essere stato un uomo attraente.
Devo la vita alle donne che mi hanno amato e mi che hanno tirato fuori da casini così grandi che solo oggi mi va di accennarne, davanti a questa tragedia così grande.
Senza di loro sarei annegato anche io, ma in un altro modo. Sarei annegato anche io, solo perché l’Italia mi aveva condannato a rimanere un manovale. E perché io volevo di più.
Anche questi morti di Lampedusa avevano la colpa gravissima di essere nati nel posto sbagliato e di volere di più.
Ma loro non sono mai arrivati.
Si può solo aggiungere che nessun essere umano è illegale.
Giuseppe Bartolucci
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