“Sono stato preso per mano dalle parole…
Bevis Frond-Lord Of Nothing
Paesaggio 1972
Frammenti
Grani di giugno pettinano
l’azzurro meriggio
sulle rive degli anemoni
e non so come donarli
se vestire di viola i tuoi pensieri.
Passano assorti lungo la riva
sguardi superstiti
al nero sipario della notte
spilli dorati
aprono ogni esile ferita.
Io non so strappare
convolvoli fra le messi
liste di papaveri
sui candidi capelli lattei
scivolare fra le acri radure.
E ascoltare
fili invisibili di un’alba cinerea
coprire amorevoli roseti
stille sui tuoi brividi passi
i sordi declivi delle stagioni.
Ma percorrere
voli fumosi lungo sentieri
al dispiegato flusso della ragione
per vedere tornare i tempi
i tempi che già vennero!
Sulle vele gonfie di germogli
brucia ogni desiderio
e la terra impigliata di sorprese
ha dato il suo addio…
Io non so se potrò fare tesoro.
Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1975
nota
Ricordare è una pratica lenta e difficile, ci affidiamo sempre alla nostra pigra memoria per far emergere alla coscienza quei pochi reiterati fotogrammi, più o meno sempre quelli, dove attorno troviamo solo buio apparente, ma la memoria può racchiudere importanti dettagli della nostra vita, spesso sfuggiti al vaglio dell’analisi, per trovare la strada del nostro destino.
Ricordare è l’atto personale più bello e affascinante che possiamo compiere, quanto il vivere stesso, lasciatemelo dire. Noi non potremo capire (e percepire pienamente) senza guardarci indietro e mai potremo vivere la vita con gioia e pienezza senza sapere chi siamo, le nostre tracce vissute contengono intatto tutto l’intimo senso della nostra esperienza, noi siamo lì e solo lì troveremo noi stessi, nel “dispiegato flusso della coscienza”.
“Frammenti” è stata scritta nel 1975, viaggia sul filo della memoria, già allora il mio ostinato interesse rivolto al passato aveva raggiunto la sua massima intensità, sentivo fondamentale volgere lo sguardo indietro e raccogliere i “frammenti di storia” che avevo a disposizione per non farmi sfuggire l’occasione di conoscere meglio ciò che avevo vissuto. Ed è proprio questo il punto, conoscere per quanto possibile stralci di vissuto attraverso il recupero di sentimenti ed emozioni legate a vicende remote, per fare tutto ciò mi sono avvalso della forza della parola, attraverso la selezione verticale della metafora e della combinazione orizzontale della metonimia, nello sviluppo creativo del “flusso di coscienza” controllato, ogni “anello significante” ne richiama un’altro.
Sono partito da una prima “fase automatica”, successivamente ho elaborato gli appunti disordinati delle “sequenze mnemoniche”, cercando di dare forma il più possibile al mio discorso interiore nel “racconto”, poi con l’ausilio delle “due strutture fondamentali del pensiero già citate, ho iniziato a ricomporre in sintesi la mia vicenda abbinando i sentimenti e le emozioni ad ogni parola senza trascurare il “peso” ad articoli e pronomi personali, nonché i verbi con il tempo presente. Ogni sospensione sintattica è voluta e il vuoto che lascia fa ripartire al verso successivo una “nuova visione”. Pensate ad una lisca di pesce per schematizzare la linea sintagmatica, le spine in alto e in basso rappresentano le associazioni metaforiche con i loro sbalzi temporali, lungo un asse discorsivo centrale.
Ne è risultato quello che avete sotto gli occhi, sei strofe ognuna di cinque versi liberi, dove ritmo ed evanescenza descrittiva fluiscono senza interruzione. Questa poesia ha il suo mistero più grande nell’incipit, la vera forza scatenante e selettiva che isola e sbalza il lettore nella dimensione poetica e tematica dell’autore.
Il dipinto “Paesaggio” del 1972, è un punto di partenza dell’occhio, che dalla semplice visione retinica, volge lo sguardo verso il suo interno, scandagliando colori e forme sfaldate, appartenenti alla “memoria volontaria”, questo è stato per me il primo passo verso l’astrazione.
…per farmi condurre dove non sono.”
Pierdomenico Scardovi
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