BERLUSCONI ALL’ULTIMA FRONTIERA

DI LUCIO GIORDANO

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Stavolta Silvio fa sul serio. Ormai non ha più nulla da perdere. Chiama a raccolta i suoi fedeli per una guerra santa contro i giudici comunisti, si consulta con i falchi del partito come Capezzone, Verdini, Santanchè, non ascolta i consigli dell’amico Letta ( Gianni) e nemmeno quelli di Confalonieri e del compagno di tanti affari: Ennio Doris, preoccupatissimo per il suo business e per le aziende di Berlusconi. Ma c’è poco da fare: l’ex cavaliere è stretto in un angolo. Quando la giunta, il 9 settembre, si riunirà per decidere se farlo decadere da senatore, lui sa che la sua carriera politica sarà finita. E non tanto perché la maggioranza gli voterà contro, in un visionario complotto dei magistrati . Semplicemente perché la legge è uguale per tutti. E allora Berlusconi mette la quinta, la sesta. Potesse, anche la settima. Deve fare presto.

Ieri sera ha mandato il povero Angelino Alfano a trattare con Letta ( Enrico). Niente. Il Pd non si muove di un centimetro dalle proprie posizioni. Non perché vuole fare fuori Berlusconi. No. E’ perché in uno stato di diritto non puoi stravolgere le regole. Altrimenti il diritto e lo stato vanno a farsi benedire. Muoiono. E’ come se nel calcio si cambiasse il regolamento in corsa. Da ora in poi aboliamo il calcio di rigore per tutti. Tranne che per il Milan. Non si fa. Non si può fare.

Ma c’è dell’altro. Il Pd non può cedere ai ricatti di Silvio. Ne va della sopravvivenza stessa dei democratici. In quanti continuerebbero a votare Pd se i vertici del partito cedessero ai diktat del Pdl? Con quale faccia chiederebbero ancora il loro voto? Lo stesso vale per Napolitano. Non può concedere la grazia, non solo per non offendere il diritto, ma anche perché ci sarebbe una sollevazione popolare. Quanti italiani si assembrerebbero davanti al Quirinale per protestare l’ingiustizia? Due, tre milioni? Fate voi. Sarebbe il segnale di una guerra civile che in realtà nessuno vuole. E tutto per un uomo solo, anche se come dicono quelli del pdl nella loro immaturità politica ed esistenziale, quell’uomo è il leader di una destra sempre più estrema.

Stravolgere le regole del gioco è insomma  impossibile. Berlusconi lo sa bene. Ma non si rassegna. Peccato. Continuo a sostenere che un paio d’anni fa, per tornare a pensare ai problemi veri, quelli degli italiani, sarebbe stato il caso di dare al leader del Pdl un salvacondotto giudiziario con la sua promessa, la promessa di Silvio,  di andare a svernare ad Antigua. In cambio, magari  Napolitano stesso avrebbe giurato che  le sue aziende, le aziende dei figli, non sarebbero state toccate. Se tutto questo fosse stato fatto all’epoca, ora avremmo evitato di perdere altro tempo appresso ad un caso giudiziario e umano che annoia sempre più italiani. Che preoccupa. Perché più Berlusconi è intenzionato ad andare alla guerra, più il Paese sarà distratto da questo conflitto. Con il risultato che la parola d’ordine di questo governo, lotta alla disoccupazione, andrà in malora.

La convinzione comunque è che Berlusconi potrà inventarsi anche i draghi. Come scrivemmo un anno fa circa, potrà lottare disperatamente fino all’ultimo  al grido di muoia sansone con tutti i filistei. Ma ormai il suo destino è segnato. In maniera definitiva. E mentre i 5 stelle stanno a guardare, in attesa degli eventi, l’Italia chiede solo che il leader del pdl usi la saggezza per fare un passo indietro . Perché le partite non si possono più truccare. E a volte, nella vita, bisogna anche  saper perdere. Con serena rassegnazione.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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