GRAMSCI: QUELLA MENTE CHE FUNZIONÒ NONOSTANTE MUSSOLINI

La combinazione delle ricorrenze a volte è bizzarra. Prendete la successione di questi due anniversari: 27 aprile 1937 muore da carcerato, piantonato nella clinica Quisisana di Roma, Antonio Gramsci come conseguenza di una detenzione lunga 11 anni; 28 aprile 1945 muore a Dongo, fucilato da partigiani del CLN, Benito Mussolini come conseguenza della più grande tragedia totalitaria inflitta all’Italia dalla sua unità ad oggi. Morti correlate, nel senso che il secondo (Mussolini) provocò la fine del primo (Gramsci) e il primo “educò” gli uomini liberi d’Italia a ribellarsi alla dittatura del secondo provocandone la fine.

Ci aveva visto giusto il pubblico ministero fascista Michele Isgrò che, nel “Processone” del 1928 contro la dirigenza comunista, recita una terribile invettiva contro l’intellettuale: «Bisogna impedire a quel cervello di funzionare per almeno vent’anni».

La lapide posta ad Ales (Oristano) sul muro della casa natale di Gramsci

“Nino” Gramsci nasce ad Ales (Oristano) il 22 gennaio 1891 da una famiglia di umili origini. Poco dopo la nascita si trasferisce a Ghilarza, in provincia di Nuoro (la sua abitazione è stata trasformata in una casa-museo aperta al pubblico). Fin da piccolo manifesta una intelligenza fuori dal comune. Segue gli studi liceali e universitari a costo di enormi privazioni che peggiorano il suo precario stato di salute. La sua attività politica e giornalistica si svolge in gioventù a Torino. Aderisce al Partito comunista d’Italia al congresso di Livorno del 21 gennaio 1921, ma non segue la posizione frazionista dei fondatori. Di fatto è un libero pensatore che coglie, nell’analisi politica del suo tempo, la pericolosità antidemocratica delle inadeguate istituzioni post unitarie, la deriva fascista, l’impotenza di un’opposizione divisa.

Ha una attività pubblicistica sterminata, tra articoli e saggi. Scrive in prevalenza sull’Ordine Nuovo e il 12 febbraio 1924 fonda il quotidiano l’Unità che, stampato in clandestinità, si rivelerà una implacabile spina nel fianco del regime fino alla Liberazione. Sempre nel 1924 Gramsci viene eletto parlamentare. Ha comunque margini di azione via via ristretti dal regime. L’8 novembre 1926 è il suo ultimo giorno da uomo libero: viene arrestato e dichiarato decaduto da parlamentare. Ma anche dentro tutte le celle nelle quali il regime lo rinchiude, pur con gli strumenti limitati di cui poteva disporre, la sua mente compie elaborazioni teoriche di straordinaria acutezza. Le sue “Lettere dal carcere”, pubblicate postume nel 1947, costituiscono un’opera complessa che, insieme a tutta la sua produzione, continua ad appassionare gli studiosi. Il fondatore del Partito comunista, a dispetto del suo carnefice, ha scritto opere filosofiche, politiche ed economiche fondamentali per il pensiero del Novecento.

Gramsci è tra i 10 autori più pubblicati al mondo e primo tra gli italiani.

Mussolini, che ne volle il suo annientamento intellettuale e fisico, è un feroce nano di fronte a questo mite gigante dell’intellettualità: lo ha decretato la storia.


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Onide Donati

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