GP di Melbourne: Argento vivo, Rosso opaco.

“Magnifico” esordio a Melbourne della Ferrari celebrativa dei novanta anni della Scuderia e anche della nuova gestione Elkann-Camilleri-Binotto. Dai ( presunti ) fasti dei test invernali alla doccia gelata dell’Albert Park dove la MB n°77 ha dominato la gara e dove Herr Vettel si è dovuto appellare… all’anzianità per non essere superato da un Leclerc alla sua prima gara con un top-team dopo un anno di apprendistato.

Da Melbourne sia Vettel che Ricciardo ne escono con le ossa rotte, bastonati persino dal motore Honda che di punto in bianco non si rompe più e di cavalleria non difetta, a quanto pare ( di Gasly meglio non parlare ). Evitando disquisizioni per ora sterili su un eventuale problema meccanico che ha rallentato Vettel ( meno 10 km/h di velocità di punta ) la sua sosta dopo solo 15 giri – quindi con 43 ancora da fare – rimane un mezzo mistero che ha colto di sorpresa anche la MB che subito ha pensato a un undercut correndo ai ripari e chiamando Lewis ai box… questo più il danno al fondo hanno permesso a Valtteri di andarsene via tranquillo verso la vittoria e anche segnare il giro veloce a due passaggi dal termine, segno che le sue gomme hanno funzionato a dovere.

Per quello che posso capire, a fronte dei risultati e del comportamento delle varie vetture, alla Pirelli non è ascrivibile alcuna colpa o favoritismo: è la Rossa-opaca a soffrire le nuove gomme e certo non per le caratteristiche del circuito ( ma che razza di alibi si è inventato Binotto?) ma dei cinematismi delle sospensioni che non hanno permesso di sfruttare le caratteristiche delle Pirelli serie C: non mi stancherò mai di ripetere che se non c’è la giusta trazione ( vedi sospensioni e temperatura del compound ) la velocità di uscita dalle curve ne risente e ne risente sia il battistrada ( graining ) sia la velocità di punta. Problemi che il nuovo telaio di Verstappen – portato con due gare di anticipo – non ha avuto e ha dato i suoi frutti con un meritato terzo posto.

Infine parliamo degli sfortunati: l’ottimo Kimi, costretto a fermarsi molto in anticipo per una visiera a strappo infilata in una presa d’aria dei freni posteriori e Ricciardo che si è ritrovato con l’ala anteriore danneggiata per una semplice divagazione sull’erba. Rimane Kubica, ma di lui per ora non voglio parlare: otto anni lontano dalla F1 sono una vita.

Ora Binotto dovrà spiegare alla presidenza molte cose, tra cui anche per quale motivo ha fatto montare le gomme medie al pilota che si è fermato prima e le dure a chi si è fermato dopo. Quello di Melbourne non è stato un campanello d’allarme ma una suonata a distesa di campane.


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Massimo Scalzo

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