Usa e Gran Bretagna pronti ad attaccare la Siria

Obama e Cameron progettano un attacco missilistico contro Damasco come rappresaglia per l’uso di armi chimiche fatto dal regime. Ma non c’è nessuna prova che sia stato Assad.

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Il presunto attacco con il gas del 21 agosto a Damasco, che secondo l’opposizione siriana ha causato 1.300 morti, ha accelerato il corso degli eventi: Stati Uniti e Gran Bretagna decideranno a breve come procedere al primo attacco missilistico contro il regime siriano. Lo hanno riferito il Daily Telegraph e il Daily Mail in edicola tra qualche ora a Londra. Secondo le due testate la scossa allo status quo (il conflitto è iniziato a marzo del 2011) sarebbe frutto della lunga telefonata odierna (40 minuti) tra Barack Obama e David Cameron in cui i due leader avrebbero deciso di prendere una decisione “entro 48 ore” ipotizzando un attacco entro al massimo “10 giorni”.

Domani inizia la missione degli ispettori Onu alla ricerca di tracce del gas nervino che secondo l’opposizione siriana Assad avrebbe usato nell’attacco di mercoledì scorso. Ma da Washington, Londra e Parigi sono stati già messe le mani avanti: il via libera è tardivo perché con ogni probabilità i tecnici del Palazzo di Vetro non troveranno nulla perché è trascorso troppo tempo. Gli esperti hanno spiegato che dopo 3 giorni (72 ore) è quasi impossibile trovare tracce dei gas, e domani ne saranno trascorsi 5.

Washington e Londra hanno già nella regione forze militari potenti. Gli Usa hanno schierato nel Mediterraneo (base dell’intera VI flotta) nelle vicinanze delle acque siriane 4 cacciatorpedinieri della classe Arleigh Burke armati ognuno con 96 missili da corciera Tomahawk in grado di colpire con estrema precisione bersagli a 2.500 km di distanza, gli stessi usati per martellare la Libia di Muammr Gheddafi nel 2011. La Royal Navy ha diverse navi da guerra, incluso – secondo il Telegraph – un sottomarino a propulsione nucleare, la portaerei Hms Illustriuos, la portaelicotteri Hms Bulwark e almeno 4 fregate, Il dispositivo areo vede nelle vicinanze la base Usa di Incirilik a Smirne in Turchia, oltre a squadriglie di F-16 nella confinante Giordania e quella della Raf ad Akrotiri a Cipro.

Oggi è in programma una riunione ad Amman in Giordania dei vertici militari di 10 Paesi, a partire dal generale usa Martin Dempsey, il britannico Sir Nick Houghton, e gli omologhi di Francia (il cui governo sostiene la necessita di una risposta militare ad Assad), Canada, Italia e Germania (che non vedono di buon occhio un intervento armato) oltre che Giordania, insieme ad Arabia Saudita, Qatar e Turchia (Paesi sunniti che fanno a gara nel sostegno alla multiforme opposizione siriana). L’evento, hanno sottolineato diverse fonti, era previsto da giugno ma l’attacco del 21 agosto ha impresso una accelerazione agli eventi e quindi assume una rilevanza diversa.

Una risposta all’uso di armi chimiche da parte del regime siriano sarebbe possibile anche senza l’appoggio unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri britannico William Hague alla Bbc radio.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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