“Così disse un giorno la Fata Verde…
John Renbourn-Floating Stone
I due volti della Luna 1975
Veggenza
Tre sole, saranno le gocce
scendere il filo pudico
di uno stelo di vento
chinare il capo
al ciglio sordo
placare l’inutile.
Saranno gocce
bagnare polvere
al boato
di una foglia cadente,
allora saranno tre
tre sole, saranno le gocce.
Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1976
nota
La poesia “Veggenza” apre un ciclo di introspezioni poetiche iniziate molto tempo prima dal sottoscritto, il gusto neo-decadente e simbolista, volge lo sguardo all’ineffabile gioco del destino, si serve di “termini eroici” della poesia classica, parole consunte, prestate a compiere l’ennesima “impresa poetica”, volgono al termine ormai storicamente superate, al primo passaggio retorico. Parole “gloriose” veri e propri “tropi”, che si perdono al cospetto del “primo buio della vita”, lasciano humus visivi e suoni olfattivi appartenenti ad una “realtà metafisica”, non illuminano direttamente il referente già troppo profondo e misterioso per l’autore stesso, ma conducono alla “porta del commiato”, che apre ad una visione immaginativa. “Veggenza” è pre-vedere l’ineluttabile, esorcizzarlo e trasformarlo in “linguaggio creativo”, della rinascita, oserei dire.
Parole che si perdono prima o dopo nelle derive della tradizione letteraria e si sciolgono nel buio dell’animo del suo autore assumendo i connotati extra-linguistici già menzionati, questo transfert è la vera offerta racchiusa nella composizione poetica. “Gocce”, saranno quelle dal colore e dal profumo ignoto, pioggia o pianto, sangue o linfa, mare o sorgente, antidoto o veleno.
Il poeta azzarda e annaspa fra le melme ridicole dell’incomprensione altrui e accende la torcia della propria ragione per sondare le tracce del proprio destino. Il referente originario è nascosto e va oltre le previsioni, allora il poeta offre al lettore la chiave di questa per lui toccante poesia, che sfiora l’esperienza di molti: “Quando”. Quando tutto, oppure nulla o mai. Non sembrerebbe, ma il protagonista è sempre lui: “Il Tempo” e le sue incognite.
L’opera informale “I due volti della Luna”, è diretta conseguenza della lezione di Paul Klee e Jean Fautrier, da me filtrata nella prima metà degli anni ’70. Un connubio stilistico di grande fascino che ancora oggi rappresenta il punto focale del mio mondo interiore. Il dipinto in questione tocca la tematica della materia nella sua rappresentazione formale al servizio della “trascendenza” rispetto alla mimesi o alla tautologia, un fattore irrinunciabile anche nei miei lavori di “pittura analitica”.
…alle suole di vento di rano.”
Dedico questo lavoro editoriale a Federica, mio primo lume.
Pierdomenico Scardovi
RIPRODUZIONE VIETATA © BELLIGEA.IT