Comunicato stampa di Giorgio Mosconi

FABBRICATORI DI INCUBI E FABBRICATORI DI FANGO

mosconi 2Come in ogni professione c’è chi fa il proprio dovere con scrupolo, coscienza e professionalità e chi lo fa con minore sentimento o avvedutezza (per non dire peggio).

Può accadere cosi che un direttore di banca di  congrua esperienza, che non ha mai preso nemmeno una multa per divieto di sosta in vita sua, si trovi sbattuto con le iniziali su media locali che hanno ripreso una notizia di un giornale del sud. Questo è avvenuto a me il 24 marzo 2011 (avevo appena iniziato una nuova attività). Tutto, come avviene oggi,  va in rete. In rete c’è di tutto anche i blogger poco professionali che nemmeno si preoccupano di seguire gli esiti di notizie che a suo tempo hanno dato.

Allora, come adesso,  ho pensato che si può sempre stare sullo stomaco a qualcuno che magari può essere interessato ad avviare una macchina del fango per distruggere la tua immagine che gli dà fastidio. Il tempo che puoi impiegare per uscire da un incubo giudiziario può anche essere eterno. Io sono stato fortunato: per me è durato “solo” 16 mesi. Per far capire come funziona la giustizia in Italia dirò che prima di essere accusato di cose orribili e sbattuto sui media non ero nemmeno stato sentito. Ci ho messo poi quasi cinque mesi per farmi ascoltare dal sottufficiale che aveva condotto l’inchiesta (il PM era stato trasferito ed aveva delegato lui a sentirci).  Per fortuna Dio c’è . Un Gip coscienzioso ha avuto voglia di leggere le carte (l’inchiesta coinvolgeva ben 99 persone) e mi ha prosciolto in istruttoria con formula piena  perché i fatti non sussistevano.

Qualche persona  che  ha cercato di sputtanarmi o di farmi del male,  oggi ha qualche problemino con la giustizia e,  anche se non se lo meriterebbero,  hanno la mia vicinanza perché se sono innocenti come lo ero io,  so con certezza quanto possano stare male. Purtroppo quando sei in rete rischi di non uscirne per tutta la vita e di tanto in tanto c’è pericolo di  ritornare ad essere preda di blogger senza scrupoli o di fabbricatori di dossier che magari ti fanno anche gli amici. E’ per spuntare queste armi che ho deciso di dare questa notizia pur  nella consapevolezza che una rettifica è come una notizia data due volte. Sono passati poco meno di due anni dal decreto di proscioglimento. Non posso pubblicare l’atto per la sua voluminosità ma soprattutto perché  ci sono 93 nominativi in attesa di giudizio di cui ne conosco superficialmente solo tre (hanno intrattenuto rapporti bancari e attività commerciali  in zona). Ma sarò ben lieto di mostrarlo a chiunque vorrà,  arricchendolo anche di aspetti umani su quello che si prova nel tritacarne della giustizia e dei media. In un certo senso sono stato fortunato, la Direzione della Banca mi è sempre stata vicina e solidale e mi ha suggerito ottimi avvocati difensori. Il mio contratto di lavoro mi garantiva la copertura legale con spese a carico della banca (non irrilevanti) e un GIP coscienzioso  che non mi ha mandato ad un interminabile processo per l’accertamento dei fatti.

Vivere in un piccolo paese a volte comporta anche vantaggi, sei sotto gli occhi di tutti. Nessuno di coloro che hanno saputo o a cui ho raccontato la mia disavventura ha mai creduto ci potesse essere qualcosa di verosimile riguardo alle accuse mossemi da un PM di una località a me sconosciuta a 1.000 km di distanza. La tua famiglia, la tua comunità in questi casi sono tutto. Poterci contare è fondamentale;  capisco quindi chi ha potuto cedere allo sconforto se in questi casi è stato più solo di me. Da domani i calunniatori, le male lingue,  le persone orribili che si nascondono spesso dietro l’anonimato che si alimentano solo della loro cattiveria,  avranno un’arma in meno. Dalla calunnia è difficile salvarsi ma quando si ha il coraggio di fare quello che ho appena fatto si avranno anche formidabili armi per difendersi. Come ha detto Draghi  in occasione della difesa dell’Euro “state sicuri mondezzoni che farò tutto ciò che è necessario per ripagarvi”. Intanto inizio affidando le mie parole ad un foglio che mi è caro e a cui collaboro.

Giorgio Mosconi


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