Visto le voci confuse che circolano in città, in attesa di capire un pò meglio li sviluppi sul PSC, che assume sempre più i contorni della commedia dell’ assurdo di Samuel Beckett “Aspettando Godot“, vorremmo sottoporre all’attenzione dell’Amministrazione alcune valutazioni che inevitabilmente affiorano visto la delicatezza dell’argomento. Più precisamente vorremmo invitare a riflettere su tre quesiti.
Primo quesito
Ci lascia molto basiti il fatto che dopo quattro anni di governo l’attuale amministrazione (che tuonava contro l’allora giunta Scenna additandola di trattare in modo esclusivo il PSC), ad oggi non comunica ancora cosa abbia intenzione di fare sull’argomento. Ricordiamo bene le prese di posizione dell’allora minoranza a cui facevano eco alcuni giornali periodici per invocare a gran voce la necessità di intraprendere un percorso Partecipativo e Trasparente su questo tema.
Troviamo semplicemente paradossale che gli stessi consiglieri di maggioranza interpellati non sappiano neppure se e quando verrà portato in Consiglio Comunale e se venisse portato non sono in grado di dire se sarà adottato o semplicemente discusso. Paradossale che dopo un silenzio assoluto di oltre quattro anni e mezzo ad appena 4 mesi dall’elezioni si tira fuori l’argomento PSC totalmente all’oscuro dai cittadini. Se è vero come sembra che l’amministrazione abbia definito il PSC ed intende adottarlo ci piacerebbe sapere perchè durante le fasi di stesura non ha organizzato una serie di incontri pubblici suddivisi per tematiche dove i tecnici incaricati di definire il piano illustravano i contenuti coinvolgendo ed interagendo coi cittadini in un contesto aperto e trasparente? Ad onore del vero solo come promemoria, la tanto biasimata giunta Scenna che forse non ha brillato sulla Partecipazione ebbe il buon senso però già dal 2007 di promuovere una serie di incontri specifici invitando prima tutti i tecnici del territorio e attuando poi all’ex macello delle serate aperte a tutti sui vari temi urbani promuovendo infine nel 2008 le conferenze di pianificazione con tutte le categorie sociali come prevede la legge regionale. Non si può dire altrettanto della giunta Ceccarelli. Perchè questa chiusura ermetica sul PSC signor sindaco?
Il secondo quesito si aggancia a quest’ultimo aspetto, a fronte di un esposto da parte del partito politico di “Bene Comune-Sinistra Unita” che ritiene illegittimo adottare il PSC riveduto e corretto da parte di questa amministrazione senza aver attuato una nuova conferenza di pianificazione che mettesse a conoscenza delle modifiche fatte. Se cosi fosse al cittadino comune quale noi riteniamo di far parte sorgono dei dubbi sulla reale legittimità di una eventuale adozione. Perchè l’amministrazione non chiarisce questo aspetto rispondendo ? Basterebbe un semplice comunicato stampa per dipanare questo dubbio. Ricordando comunque che se fosse fattibile dal punto di vista giuridico-amministrativo non si può certo dire che lo sia dal punto di vista “morale” nei confronti dei cittadini che si vedrebbero paracadutare dall’alto uno strumento che dovrà decidere sul futuro della città per i prossimi 20 anni senza che nessuno sappia niente. Onestamente signor sindaco trova corretto adottare un piano urbanistico che solo lei e i membri della giunta e forse qualche consigliere di maggioranza conosce?
Terzo quesito riguarda l’eventuale processo di adozione che farebbe scattare la salvaguardia sull’attività edilizia che, alla attuale situazione di stallo, secondo l’opinione di molti tecnici, provocherebbe un meccanismo tale da ingessare ulteriormente la già precaria attività edilizia sul territorio. Sembrerebbe infatti che l’adozione del PSC debba in qualche modo relazionarsi con la legge regionale n°15 del 2013 riguardante, fra l’altro, l’applicazione dei parametri di edificabilità.
Attualmente la S.U. viene considerata al netto delle superfici accessorie quali: le autorimesse fino al 30%; locali cantina 15%; sottotetti con altezze inferiori ai 2,00 ml; piani interrati adibiti a servizi; balconi; ecc.
È chiaro che l’estensore della norma del PRG aveva valutato la S.U. in base alla prevista crescita demografica del territorio.
Le nuove disposizioni sul calcolo della S.U. indicate dalla legge regionale n°15 del 2013 verrà ad includere nel calcolo tutte le superfici sopraindicate precedentemente escluse. Questo genererebbe una incongruenza tra la potenzialità edificatoria valutata dall’estensore del piano urbanistico attuale ed il piano urbanistico futuro nella fase salvaguardia.
Sulla base di queste premesse tecniche, molti tecnici ed impresari edili si chiedono:
1) Quali parametri prevedrà l’applicazione della salvaguardia in relazione alla legge regionale n°15 del 2013?
2) È reale il rischio che qualora venissero applicati in regime di salvaguardia i parametri previsti dalla norma regionale, a quanto sembra, si verrebbero a ridurre le potenzialità edificatorie dei terreni di circa il 50% qualora la S.U. dell’attuale PRG non venisse riparametrizzata?
3) Se questi quesiti risultassero confermati, quali sarebbero le conseguenze nell’immediato futuro dell’attività edilizia sul territorio e dello sviluppo del paese in un momento così già difficile?
Quest’ultimo quesito è strettamente tecnico quindi di maggiore difficoltà per comprenderne gli aspetti nelle sue sfaccettature. Proprio perché le tematiche sono complesse che vorremmo rimarcare l’attenzione sul mancato processo di partecipazione ed informazione.
Giusto per ricordare quanto veniva scritto in prima pagina nel periodico del Nuovo n°19 nel dicembre del 2007 dall’allora direttore Claudio Monti riguardo la questione del PSC con un articolo a caratteri cubitali dal titolo “Quale futuro per questa città?” che concludeva in questo modo “Ovviamente siamo solo agli inizi e a questo argomento dedicheremo molta attenzione. Lo sviscereremo con l’aiuto di “attori” diversi, ma da subito una proposta la lanciamo: l’amministrazione comunale si faccia promotrice di più tavoli di lavoro permanenti, guidati da persone e competenze diverse, magari coinvolgendo anche l’università di Rimini. La sfida è troppo grande per essere affrontata con metodi vecchi e logiche da piccola bottega politica.”
Sono ancora attuali queste più che condivisibili parole.
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Quella data 2007 fu il culmine del furore iconoclasta che demonizzò ogni attività edilizia e si portò via tante cose, la darsena, il lavoro per le 450 ditte edilizie presenti sul nostro territorio, e l’inizio della politica parrocchiale dell piccolo cabotaggio. Ma il demagogico basta cementò portò anche tanti voti e la paralisi di qualsiasi politica infrastrutturale sul nostro territorio e sempre maggior potere ai gruppi più organizzati ( e che urlavano più forte) di cittadini. Ma ne parleremo diffusamente nei prossimi mesi.