“Bene Comune” parla del mercato ittico come di un bluff.

Simbolo_Bene-ComuneComunicato stampa di “Bene Comune”

Il mercato ittico:

un altro clamoroso bluff dell’Amministrazione Ceccarelli.

Stando a quanto riporta la stampa locale, la struttura costruita dal Comune in prossimità del porto con risorse interamente pubbliche non diventerà un mercato ittico come viene comunemente inteso (cioè un esercizio di vendita del pesce) ma un capannone di lavorazione di cozze e vongole. Servirà, in sostanza, per la logistica di redditizie attività. I dettaglianti che ora vendono il pescato sul porto continueranno ad usare i banchi di via Rubicone. Eppure quei banchi, stando alle parole del Consigliere comunale di maggioranza Alessandro Berardi, non avrebbero più i requisiti igienici per continuare l’attività di commercio al dettaglio ed il mercato ittico sarebbe stato realizzato proprio per risolvere questo problema!

La novità è clamorosa ma non del tutto inattesa. Nelle tante discussioni che sono seguite alla sorprendente assegnazione di una struttura del valore stimabile intorno al milione di euro ad un canone di 1.550 euro l’anno per cinque anni alla OP Bellaria Pesca, il tema era già stato affrontato in modo confuso dallo stesso Consigliere comunale di maggioranza. Che poi aveva taciuto, probabilmente perché appariva a tutti chiara l’ingiustificata arbitrarietà con la quale il Comune ha scelto di dare consistenti aiuti pubblici ad una piccola parte di una categoria economica.

Seguendo la stessa logica, è ovvio che qualunque altra categoria, che per esercitare la propria attività ha bisogno di un capannone, potrebbe rivendicare lo stesso trattamento di favore, specialmente in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, che sta mettendo al tappeto moltissime attività commerciali.

Tutta l’operazione ha dei profili sulla cui legittimità andranno fatti adeguati approfondimenti: non è accettabile che per una struttura di quel valore il concessionario paghi un canone equivalente a due etti di pesce al giorno. Ed è singolare che pochi mesi fa ben due Assessori regionali (Melucci e Rabboni) abbiano sottolineato l’importanza dell’opera parlando della cosiddetta “filiera corta” quando è a tutti noto che cozze e vongole entrano in un ciclo di trasporto lunghissimo.

Quanto alla vera “filiera corta”, quella dei pochi piccoli operatori che giustamente si rifiutano di lasciare i banchi sul porto, temiamo che abbia ben poche prospettive e che, anzi, sia essa stessa vittima di questo clamoroso sperpero di denaro pubblico.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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