Molti in città ignorano il pericolo della Piena Bicentenaria, potrebbe capitare anche qui un fenomeno simile a quello successo in Sardegna, non si tratta di visioni catastrofistiche ne si vuole creare allarmismo, ma si tratta di una spada di damocle che incombe sulla città, non ci sono le mareggiate da temere ma anche altro.
Andiamo con ordine, e partiamo dall’assunto che in Italia la maggior parte dei fiumi è stata oggetto di un’aggressione da parte dell’uomo che ne ha modificato radicalmente assetti e dinamiche. I corsi d’acqua sono stati considerati – e in molti casi trasformati – in canali ignorando che si tratta di ecosistemi naturali regolati non solo dalle leggi dell’idraulica.
La biodiversità di questi ambienti si è drasticamente ridotta e con essa la funzionalità ecologica che li caratterizza. E’ prevalso e prevale tuttora un approccio esclusivamente idraulico, retaggio di politiche vecchie, che vedono i fiumi come autostrade dove tutto deve scorrere in fretta, rispetto la necessità di un’impostazione interdisciplinare che tenga in egual conto aspetti geomorfologici, idrologici, ecologici.
Si arriva così alla canalizzazione con l’idea di poter contenere le acque in alvei sempre più stretti e regolati e consentire un rapido deflusso delle acque verso valle nei periodi di piena. Grazie anche ad una sempre più spinta “impermeabilizzazione” e alla perdita di capacità di ritenzione del territorio, (cementificazione) l’acqua meteorica raggiunge sempre più velocemente i corsi d’acqua principali che raggiungono altrettanto velocemente colmi di piena pericolosi.
Nel fiume Uso negli ultimi 10 anni sono stati eseguiti lavori di messa in sicurezza e risistemazione degli argini, anche con la realizzazione della pista ciclabile che arriva a SanMauro una delle più belle opere degli ultimi anni, un bel percorso naturalistico. Ma almeno un tentativo di dare una sistemazione agli argini c’è stato visto che poi con le piene veniva giù anche una montagna di fango che regolarmente riempiva il porto canale, cosa non risolta in toto, ma va un po’ meglio, ovviamente va previsto annualmente il dragaggio del fiume per consentire alle barche di entrare ed uscire. Comunque l’opera di allargamento dell’alveo del fiume e casse di espansione atte a contenere la piena è necessaria, nel caso di minaccia peggiore, tutto quello che è stato già fatto a monte potrebbe non essere sufficente nel caso della piena bicentenaria, che se avvenisse il deflusso delle acque troverebbe ostacolo proprio all’ingresso della città, con il restringimento della piastra sull’Uso, creando un tappo che farebbe rischiare un’esodazione importante proprio nel centro della città: da anni l’ex genio civile, raccomanda di rifare – allargare – il ponte in quella zona proprio perchè si corre questo rischio. I tempi potrebbero essere maturi per tale evento, anche se nessuno è in grado di fare una previsione.
E’ il momento di intervenire anche in virtù dei cambiamenti meteorologici planetari, i pericoli di precipitazioni molto forti e concentrate in una zona, riguarda anche le nostre zone non possiamo certo pensare di esserne esenti, vedi il nubifragio avvenuto a Rimini la scorsa estate. Quel ponte s’ha da fare!
Non vuole essere una polemica con l’attuale amministrazione, ma invece di pensare a spostamenti impossibili “vedi la ferrovia” a statuette varie, ponti pedonali, sottopassi vari, tutte opere finora non strategiche, avrebbe dovuto occuparsi di questo grave problema, e almeno ufficialmente non si sa niente- questa amministrazione è salita al potere annunciando un cambiamento nella politica del paese- occuparsi di questo problema sarebbe stato un modo di dimostrare questo cambiamento, ma attenzione nemmeno l’opposizione se ne occupata. Un’interpellanza, un ordine del giorno, sarebbero bastati a portare in evidenza l’argomento.
Tutti siamo in balia delle decisioni del palazzo, ma quando si tratta di un problema di sicurezza che riguarda tutta la città è doveroso che la questione sia posta al centro di un dibattito serio e costruttivo che porti a decisioni da prendersi il più velocemente possibile. Se poi pensiamo alla concessione edilizia (giusta o sbagliata che sia) nella zona del nuovo mercato ittico, ci si domanda se prima di concederla abbiano fatto le dovute considerazioni.
La tragedia della Sardegna insegna tante cose sulla messa in sicurezza dei fiumi e delle concessioni edilizie concesse nelle loro vicinanze, è ora quindi di affrontare questo problema anche qui a Bellaria Igea Marina. Non che qui si avrebbero le stesse nefaste conseguenze, ma la questione del ponte sulla vecchia statale va risolto.
Quello che possiamo sperare è che tutte le liste che si presenteranno alle prossime elezioni amministrative – pongano la risoluzione di questo problema- in testa ai loro programmi elettorali come il primo e il più importante.
RIPRODUZIONE VIETATA © BELLIGEA.IT
su "Bellaria Igea Marina e la “Piena Bicentenaria”."