Per i prestiti si spera
in uno stop dei rincari.
Per il capitolo prestiti, in realtà, la mossa di Draghi non cambia molto. E questo per più di un motivo. Prendiamo per esempio il caso di chi ha già o sta per accendere un prestito personale senza garanzie, per l’acquisto dei beni di consumo (come per esempio l’automobile). La prima considerazione da fare è che questo tipo di finanziamenti sono in gran parte a interessi fissi. Ma in ogni caso sono i numeri a dire che anche i nuovi contratti si sono dimostrati tutt’altro che sensibili ai tagli della Bce. Non solo. Da quando Draghi ha avviato la politica di taglio dei i tassi, e complice la crisi, molte banche o finanziarie hanno chiuso i rubinetti aumentando contestualmente il costo del credito. Secondo i dati Prometeia il credito al consumo è sceso dell’11.7% nel 2012 (-5.9% nei primi tre mesi del 2013. Mentre è l’osservatorio di PrestiOnline ad aggiungere, per esempio, che nel quarto trimestre del 2012 il tasso medio applicato sui prestiti al consumo ha raggiunto l’11,9%, mezzo punto in più rispetto alla fine del 2010. Questo nonostante nello stesso periodo la Bce abbia ridotto il costo del denaro ufficiale dall’1% allo 0,75%.
Rata più leggera
per i mutui variabili
Almeno sulla carta sono le famiglie con un mutuo sulle spalle (oltre naturalmente alle imprese) ad avere il beneficio maggiore da un taglio del tasso di sconto della Bce. A patto, però, che si tratti di un mutuo a interessi variabili, che prevalentemente sono indicizzati all’Euribor (il saggio sui prestiti interbancari in Europa). Per capire però la posta in gioco basta dire che su un debito di 100mila euro, per esempio, una taglio dello 0,25% per gli interessi passivi può far scattare una riduzione della rata superiore a 10 o 15 euro al mese, a seconda delle scadenze del prestito. Va detto. però, che le quotazioni dell’Euribor hanno già in parte scontato la manovra Bce, tanto che il saggio interbancario a 3 mesi è ormai da un po’ intorno al minimo dello 0,2%. Tanto per chiarire che i margini per un’ulteriore flessione sono limitati. Senza contare che i tempi di adeguamento delle banche ai nuovi parametri non sono così stretti. Per i nuovi sottoscrittori , invece, il mutuo dovrebbero essere più a buon mercato. Sempre che le banche non ne approfittino per alzare lo spread , cioè la quota interessi che aggiungono all’Euribor, visto che prima che iniziasse il trend ribassista dei tassi gli spread erano sotto l’1% e ora invece partono da un minimo del 2,8-3%.
Perdono smalto
i conti di deposito
Cattive notizie per chi ha scelto, di fatto, la liquidità, per parcheggiare i suoi risparmi, vale a dire 2 italiani su 3 secondo l’ultimo rapporto Acri-Ipsos. La limatura dei tassi di interesse decisa da Draghi spingerà, infatti, le banche a ritoccare al ribasso anche gli interessi che sono disposte a pagare per raccogliere i capitali. E i primi a farne le spese, saranno, dunque, i conti di deposito, considerati ancora da molti un rifugio sicuro e conveniente anche con i rendimenti risicati che assicuravano fino a ieri. Da oggi in poi, non solo saranno adeguati al ribasso i rendimenti dei conti liberi 8in genere intorno all’1-1,5%% lordo), ma man mano che scadono i vincoli esistenti, anche i tassi più generosi saranno inevitabilmente rivisti. Negli ultimi mesi, da quando la Bce ha iniziato a tagliare il costo del denaro, la remunerazione garantita da questi prodotti si è già ridimensionando gradualmente. Già ad aprile, l’Aduc, l’associazione dei consumatori parlava di un taglio secco dello 0,2-0,3% per il rendimento di molti conti. Oggi, infatti, gli stessi depositi vincolati a un anno capaci di offrire interessi non superiore al 4% lordo (3,2% netto) solo un anno fa andavano ben oltre i 4 punti percentuali.
Imprese, meno costi
fino a 2 miliardi
I risparmi potrebbero arrivare a 2,3 miliardi l’anno per le imprese. Sarebbe questo il bonus strappato dagli imprenditori dall’ennesimo taglio del costo del denaro deciso dalla Bce. A fare i calcoli è la Cgia di Mestre che però avverte: «Stiamo ipotizzando che la riduzione del tasso avvenga in egual misura anche su quelli al dettaglio». Cosa non del tutto scontata. Ecco perchè, se la riduzione del tasso ufficiale di riferimento della Bce allo 0,25% non fosse recepita integralmente anche dal sistema bancario italiano, gli effetti potrebbero essere «sovrastimati». A fronte di un livello di indebitamento delle nostre aziende nei confronti del sistema bancario pari a 921,5 miliardi, la riduzione del Tasso ufficiale allo 0,25% potrebbe dar luogo ad una contrazione degli interessi annui a carico del sistema imprenditoriale superiore a 2 miliardi. Un numero che spalmato su tutte le imprese potrebbe comportare un beneficio medio annuo pari a 443 euro. In teoria, dunque, il taglio Bce dovrebbe iniettare più liquidità e favorire l’accesso al credito. Ma rimangono dubbi sui tempi che impiegherà questa mossa per far sentire i suoi effetti, se è vero che le banche impiegano nove mesi per metabolizzare le decisioni di Francoforte. Di qui l’interrogativo: servirà a dare una scossa all’economia reale?
Risparmi per il Tesoro
con i titoli di Stato
L’effetto-Draghi sui titoli di Stato è senza dubbio quello più immediato ed evidente. E basta guardare il calo dei rendimenti, soprattutto sulle scadenze brevi, per concludere che la mossa Bce è per i Btp senz’altro una buona notizia. Sono tuttavia, un po’ tutti i Paesi dell’Eurozona a festeggiare. Germania compresa, visto che la scadenza a 2 anni del Bund è tornata di nuovo su valori prossimi allo zero.Risultato: lo spread Btp/Bund si è ridotto ai minimi da cinque mesi (a 240 punti base rispetto ai 244 di mercoledì, ormai a 4 punti di distanza da Madrid) con il rendimento dei titoli italiani decennali sceso calato al 4,09% 8dal 4,19%). La performance più interessante, tuttavia, a sentire gli operatori, arriva dalle scadenze brevi, visto che mentre i terminali registravano cali nell’ordine dei 10 punti per il Bund a 2 anni, la corrispondente scadenza italiana andava a picco di 15 punti, verso l’1,25%. Segno che il mercato è convinto che da ora in poi la Bce farà di tutto per evitare che l’Eurozona finisca in deflazione e in una nuova recessione. Compreso lanciare un nuovo Ltro entro fine anno. Non solo. Oltre al guadagno immediato già realizzato i Btp beneficeranno anche di un nuovo appeal ora che che i titoli tedeschi sono di nuovo vicini allo zero in termini di rendimento.
Il rebus dei derivati
mina da 30 miliardi
Per Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, si tratta di un’operazione trasparenza. Per la prima volta ha fornito alla Banca d’Italia il dato puntuale del valore «mark to market» dei derivati dello Stato italiano. Si tratta del guadagno o della perdita potenziale che i conti pubblici dovrebbero sopportare con una chiusura in un momento determinato delle operazioni di copertura rischi sottoscritte con le banche. Il dato è stato inserito nel Bollettino della Banca d’Italia. Si tratta di un valore negativo per quasi 30 miliardi di euro (29,236 miliardi per l’esattezza). Valori, come detto virtuali, che possono migliorare o peggiorare a seconda che i tassi o i cambi aumentino o diminuiscano. Il taglio dei tassi della Bce deciso ieri da Mario Draghi, insomma, potrebbe avere impatti rilevanti anche sul valore dei derivati del Tesoro. Gli effetti possono farsi sentire sui conti pubblici, come dimostra la vicenda di Morgan Stanley, che nei mesi scorsi ha chiuso un derivato con lo Stato italiano, che ha dovuto versare 2,6 miliardi di dollari.
Redazione
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