Bellaria Igea Marina, Priebke fu prigioniero a Bellaria.

priebkeNell’estate 1945 Priebke è stato prigioniero nel campo di Bellaria Igea Marina.

Secondo lo storico Agnoletti, il ‘boia delle Fosse Ardeatine’ dove furono uccisi 335 civili italiani, morto venerdì a Roma a cent’anni, avrebbe passato l’estate del 1945 nel campo di prigionia di Bellaria Igea Marina.

Lo storico Alessandro Agnoletti racconta «Non ci sono prove documentali ma è altamente probabile che prima di venire trasferito nel campo di Miramare di Rimini restò da fine maggio a inizio autunno ‘45 nel campo di prigionia di Bellaria Igea Marina, Per ammissione dello stesso Priebke — prosegue Agnoletti — fu detenuto in seguito a Miramare. Ma prima del campo di Rimini era stato attivato quello di Bellaria, che era molto vasto, andando dai confini con Rimini sino quasi a Cesenatico. In realtà si trattava di una sorta di ‘enklave’, una serie di campi di detenzione, con recinzioni in filo spinato e torrette di guardia, inizialmente affidati ai polacchi, successivamente, quello di Miramare, ai militari scozzesi, delle forze armate britanniche».

Il controllo generale dei campi era affidato al Comando alleato della 21esima Brigata, di stanza a Riccione, comandata. Agnoletti continua nel suo racconto «Oltre 150mila detenuti tedeschi vennero ospitati tra 1945 e 1947 in quei campi. C’era l’intero ‘Deutsche Hauptquartier’, l’Alto Comando tedesco. Tra gli altissimi ufficiali prigionieri, oltre a Priebke, anche il colonnello delle Ss Walter Rauf, che aveva guidato il comando della Gestapo a Milano, inventore dei cosiddetti ‘camion della morte’ per sterminare gli ebrei, citato da Priebke; e anche Kappler, tra i pochi alti ufficiali nazisti che aveva ammesso i suoi crimini e fu condannato». Com’è noto a tutti invece Priebke, condannato all’ergastolo per aver pianificato e partecipato all’eccidio delle Fosse Ardeatine, non si è mai pentito, nè ha mai rinnegato il proprio passato sanguinario. «Dei 150mila militari tedeschi inizialmente detenuti —  Agnoletti prosegue— una parte venne rimpatriata, non senza difficoltà data la situazione disastrata che aveva lasciato la Seconda Guerra Mondiale. Circa 50-60mila da Bellaria furono trasferiti a Miramare, nel campo dove sorge oggi l’aeroporto. C’era anche una sezione di irriducibili, che interrogati non rinnegavano niente».

Racconta Rino Bagli, ex comandante della polizia municipale di Bellaria Igea Marina  «Io ero un bambino di 10-11 anni all’epoca, non potevo sapere, nè io nè i miei amici coi quali quasi ogni giorno andavano a vedere i priogionieri, chi ci fosse là dentro. Erano migliaia e migliaia. Molti erano alti ufficiali; indossavano ancora le loro divise, ridotti a brandelli, ed erano malnutriti. Ma sembravano contenti. Forse perché la guerra era finita ed erano ancora vivi. Appena li hannmo spostati a Rimini noi bambini, e anche i grandi, siamo entrati nel campo. Rimanemmo di stucco: i tedeschi avevano realizzato quadri, sculture, lavori artigianali di una precisione e pregevolezza incredibili. In parte andarono distrutti, in parte se le portò via la gente».

Alessandro Agnoletti, è autore di ‘Enklave Rimini-Bellaria. Storia e storie di 150.000 prigionieri nei campi di concentramento alleati sulla costa romagnola (1945-1947)’ (Guaraldi editore); e ‘In fuga da Rimini’ (Panozzo).


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